Infobesità: vivere al tempo dell’all you can eat delle informazioni.

Ti faccio due domande.
Quanti titoli di news hai letto oggi? E quanti di questi hai approfondito o ti ricordi davvero?

Se la tua risposta è un vago “ehm…”, sappi che sei in ottima compagnia.

Viviamo nell’epoca dell’abbondanza informativa. Una vera sagra di notizie, aggiornamenti, notifiche, breaking news. Un flusso di contenuti no-stop che ci sommerge senza lasciarci il tempo di capire cosa sia davvero importante. 

Eppure, ci hanno sempre detto che l’informazione è potere. Se è così, perché ci sentiamo sempre più confusi, stressati e incapaci di distinguere il fondamentale dal superfluo?

La risposta è semplice: troppa, troppa, troppa roba

E così, invece di sentirci potenti e informati, finiamo per essere frastornati e incapaci di orientarci. Siamo nell’era dell’infobesità: il sovraccarico informativo che ci illude di essere aggiornati, ma in realtà ci fa solo girare la testa. 

Il caos come strategia

Un tempo, controllare l’informazione significava censurare. Oggi? È molto più efficace fare il contrario: sommergerci di contenuti fino a farci perdere l’orientamento.

Non serve più nascondere la verità, basta seppellirla sotto una montagna di altre cose.

Steve Bannon, ex stratega di Trump, lo ha spiegato senza mezzi termini:

“I media sanno concentrarsi su una cosa alla volta. Quindi tutto quello che dobbiamo fare è inondarli: tre cose nuove ogni giorno. Ne sceglieranno una, ma noi faremo le altre due. E avanti così, bang bang bang. Non si riprenderanno mai.”

Tradotto: mentre siamo tutti ipnotizzati dall’ultimo scandalo, dietro le quinte succede di tutto. E quando ce ne accorgiamo, è già tardi.

Il punto è semplice: il nostro cervello non è progettato per processare così tante informazioni così in fretta.

Il risultato?

  • Perdiamo la capacità di distinguere tra notizie rilevanti e irrilevanti.
  • Viviamo in un’ansia perenne, perché ogni news sembra un’emergenza.
  • La nostra attenzione dura quanto quella di un pesce rosso sotto caffeina.

E così passiamo le giornate a scorrere, indignarci, distrarci… e ripetere tutto da capo.

Nel frattempo, il mondo cambia sotto i nostri occhi. E noi? Troppo distratti per accorgercene.

E non è solo una questione di politica. Il sovraccarico informativo è ovunque: dai social ai media, dalle email traboccanti di newsletter ai video su TikTok. Tra un gattino e un balletto virale, le notizie importanti scivolano via.

La trappola della dopamina e l’anedonia da scroll infinito

Ora, non sono un’esperta di salute mentale (prendete queste parole come un’osservazione da profana), ma parliamo un attimo di dopamina.

Sì, proprio lei, il neurotrasmettitore che regola il piacere e la motivazione. Il problema è che i social e le news online giocano con la dopamina come un DJ con la console: un mix perfetto di notifiche, aggiornamenti e contenuti sempre nuovi che ci tengono incollati allo schermo.

Ogni volta che leggiamo una notizia, il nostro cervello rilascia una piccola scarica di dopamina. Ma come con qualsiasi sostanza che dà gratificazione immediata, più ne consumiamo, più il cervello si abitua. E cosa succede? Abbiamo bisogno di più stimoli, più spesso, per ottenere lo stesso effetto.

Risultato:

  • Apriamo il telefono senza pensarci, solo per vedere se c’è qualcosa di nuovo.
  • Scrolliamo compulsivamente, anche quando non ci interessa davvero nulla.
  • Facciamo fatica a concentrarci su contenuti più lunghi o impegnativi.
  • Ci sentiamo sempre meno soddisfatti e sempre più apatici.

Questo fenomeno si chiama anedonia digitale, ovvero la difficoltà a provare piacere da attività più lente e profonde (tipo leggere un libro o guardare un film senza interrompersi 20 volte per controllare il telefono).

Siamo bombardati da micro-dosi di intrattenimento, ma alla lunga ci sentiamo più svuotati che appagati.

Il marketing è parte del problema… ma anche della soluzione

Lo ammetto, lavorando come social media manager e content creator contribuisco anch’io a questo mare di contenuti. Il mio lavoro è aiutare brand e aziende a emergere in un panorama sempre più affollato, dove farsi notare è una sfida continua.

E qui sta il paradosso: ci sono realtà che meriterebbero davvero visibilità, ma vengono sommerse da meme virali, fake news e contenuti acchiappa-click. Non si tratta di demonizzare i contenuti leggeri, perché anche l’intrattenimento ha il suo valore, ma di trovare un equilibrio tra quantità e qualità, tra engagement e significato.

Il marketing non è solo pubblicità invasiva e spam. Può essere un modo per raccontare storie autentiche, dare spazio a messaggi importanti e portare alla luce realtà che altrimenti rimarrebbero nascoste. 

Possiamo cambiare le regole del gioco?

Se il sovraccarico informativo è diventato la norma, possiamo comunque decidere cosa assimilare e come comunicarlo. 

Le aziende hanno l’opportunità di costruire narrazioni uniche e studiate anziché rincorrere la viralità a ogni costo. I creator possono privilegiare la qualità e il valore dei contenuti, invece di produrre materiale usa e getta solo per attirare click. Come lettori, possiamo adottare un approccio più consapevole, scegliendo fonti affidabili e resistendo alla tentazione di lasciarci trascinare dal flusso incessante di notifiche.

Dare spazio alla lettura approfondita, anziché limitarci a titoli e slogan, è un esercizio fondamentale per affinare il nostro pensiero critico. Serve una dieta dell’informazione, fatta di scelte mirate e consapevoli. 

E come ogni dieta, si comincia da piccoli cambiamenti quotidiani.

Conclusione: il digitale ci sommerge, ma possiamo ancora nuotare

L’infobesità non è un destino inevitabile, ma una condizione che possiamo gestire.

Il primo passo? Smettere di ingurgitare contenuti a caso e iniziare a scegliere con cura ciò che vale davvero la nostra attenzione. Come in ogni all-you-can-eat che si rispetti, non è obbligatorio riempire il piatto fino a scoppiare. Possiamo selezionare, assaporare e, soprattutto, dire di no al junk content.Ridurre il rumore informativo non significa ignorare il mondo, ma imparare a orientarsi meglio in esso. Significa sostituire lo scrolling compulsivo con una lettura più attenta, il consumo passivo con la riflessione attiva.Significa, in definitiva, riprendere il controllo della nostra attenzione, perché è la risorsa più preziosa che abbiamo.

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