Nell’ultimo anno l’AI è passata dall’essere una novità all’essere parte del lavoro quotidiano. Non è più qualcosa da testare: è già dentro le piattaforme che usiamo ogni giorno. Già nel 2025 ne abbiamo visto gli effetti concreti. Nel 2026 questo approccio non potrà che consolidarsi ulteriormente, diventando la base su cui costruire strategie sempre più efficace.
In Jump lo vediamo chiaramente. L’AI aiuta a velocizzare tante attività, dall’analisi dei dati alla creazione di varianti creative. Fa risparmiare tempo e rende più rapido arrivare online con nuove campagne.
Ma questo per noi non significa “lasciare fare tutto all’algoritmo”.
Anzi, più l’AI prende spazio, più diventa importante il tocco umano. Se i dati di partenza non sono buoni, il risultato non lo sarà. Se la direzione non è chiara, l’AI ottimizzerà… ma non necessariamente nella direzione giusta.
Lo stesso discorso vale per il controllo. Alcuni strumenti offrono meno possibilità di intervento diretto rispetto al passato, ed è un aspetto con cui bisogna convivere. Oggi il lavoro sta nel definire obiettivi chiari, fornire informazioni di qualità e osservare con attenzione quello che succede nel tempo, senza dare nulla per scontato.
Alcuni strumenti offrono meno possibilità di intervento diretto rispetto al passato, ed è un aspetto con cui bisogna convivere. Oggi il lavoro sta nel definire obiettivi chiari, fornire segnali di qualità e osservare con attenzione quello che succede nel tempo.
Un altro punto centrale è la misurazione. Capire cosa funziona davvero significa andare oltre i numeri più superficiali e collegare le attività pubblicitarie ai risultati reali del business. Qui entra in gioco il pensiero critico dell’uomo: la capacità di leggere i dati, metterli in relazione e interpretarli alla luce dell’esperienza. È qualcosa che l’intelligenza artificiale non possiede e senza questo livello di lettura, anche la migliore automazione perde valore.
Sul fronte creativo l’AI non sostituisce ma diventa supporto prezioso. Nel mondo dell’ advertising, permette di testare con molta più facilità le diverse sfaccettature, messaggi alternativi e approcci pensati ad hoc per intercettare pubblici e interessi differenti. Questo apre la strada a comunicazioni sempre più personalizzate e mirate.
Ma anche qui il ruolo umano resta centrale: capire quali spunti funzionano davvero, quali sono coerenti con il brand e quali meritano di essere sviluppati. È in questo passaggio che esperienza e sensibilità fanno ancora la differenza.
L’AI è uno strumento potente, ormai indispensabile, ma resta pur sempre uno strumento.
Il vero valore sta nel modo in cui lo usiamo: con attenzione, metodo e senso critico. E tu come sfrutterai le potenzialità dell’AI nella tua comunicazione?