Chit-Chat

Cool Stuff 24 Giu 2022
Francesco Grazioso

Raccontarsi cose vere

Premessa: questo intervento su Chit-Chat probabilmente non fornirà una soluzione concreta e condivisibile da tutti al problema che andremo ad affrontare ma servirà, perlomeno, per riflettere su cosa sia realmente importante veicolare a livello di comunicazione e informazione.

La riflessione parte da un workshop a cui abbiamo partecipato di recente a Bologna, un appuntamento organizzato da Repubblica in occasione de “La repubblica delle idee” e tenuto da Francesco Piccolo, noto scrittore, già premio strega nel 2014 per “Il desiderio di essere come tutti”. 

Il titolo del workshop era “Scrivere cose giuste/scrivere cose vere”, una sfida profonda e assolutamente attuale: cos’è più corretto per uno scrittore a cui è chiesto di intervenire su un giornale, limitarsi a scrivere messaggi positivi, elencando una simil-utopica lista di messaggi e comportamenti costruttivi che, qualora seguiti da tutti, porterebbe certamente ad un mondo migliore oppure scavare ed indagare sull’essere umano, raccontando i lati neri di ognuno di noi, così da capire dove sbagliamo, parlarne e studiarne il perché?

Posta così la domanda probabilmente non darebbe spazio a dibattiti e tutti propenderemmo per la seconda opzione, ma mettiamoci di fronte ad un caso concreto, come quello portato da Francesco Piccolo.

Repubblica lo ha contattato, vista la collaborazione in essere, affinché “dicesse (scrivesse) la sua” su una notizia uscita da poco: una banda di hacker malavitosi è riuscita ad entrare in una serie di telecamere private a circuito chiuso di case, palestre, ecc. sottraendo materiale di nudo o  a sfondo sessuale per poi rivenderlo attraverso alcuni gruppi Telegram.

Ovviamente la prima reazione, quella socialmente accettata (e richiesta), è di condanna verso questo tipo di azioni, esprimendo un’assoluta indignazione. Ma per essere onesti con noi stessi, sotto sotto, il voyeurismo che è insito nell’essere umano, almeno un pochino, ci suggerirebbe la voglia di potere dare una piccola occhiata a quei video. 

Noi giusti e puri di spirito, chiaramente, resistiamo, perché c’è una bella distanza tra quel pensiero che ci sfiora la mente e andare a pagare uno sconosciuto per dei video illegali che rovinerebbero la vita di altri sconosciuti incolpevoli… vero?

Non sosteniamo che quella piccola curiosità sia vera per tutti, ma, perlomeno, è stato così per Francesco Piccolo che, dopo aver capito che quello che avrebbe scritto sarebbe stato, sì, giusto ma non propriamente vero, ha rinunciato all’articolo.

Detto questo, a che pro scrivere solamente cose giuste che poi non si vedono applicate alla realtà? A che pro firmiamo tutti gli appelli e le petizioni sul web su cose lontanissime da noi? Forse per alleggerire la nostra coscienza? Tanto finiremo sempre in un ring di “judo morale”, come lo definiva Milan Kundera, con qualcuno sempre più moralista di noi. 

Quanti articoli, interventi pieni di consigli e speranze non giuste, giustissime, hanno realmente portato a qualcosa?

Sarebbe molto bello se bastasse una frase del Papa, la più alta carica morale del mondo, tipo: “Fermate la guerra subito!” per convincere i bellicosi di tutto il mondo a farla finita una buona volta. Accettare questo, però, significa illudersi che vada tutto bene.

L’essere umano, però, non è così, è pieno di lati neri e spiacevoli, raccontare solo il giusto è onorevole ma non vero. È proprio attraverso lo “spiacevole” che si è sempre indagato sul mondo e sull’interazione tra gli esseri umani.

Attenzione, sia chiaro, non stiamo parlando dei giornalisti, persone che, si spera, devono raccontare la verità in maniera oggettiva, qui si tratta di interventi esterni, editoriali di scrittori o intellettuali che troppo spesso si limitano a esprimere concetti benevoli e umani che, ahinoi, non portano da nessuna parte se non ad un alleggerimento delle nostre coscienze.

Se, invece, ci concentrassimo, anche e non solo, sul capire e raccontare i lati oscuri dentro ognuno di noi, perché in tutti ce ne sono (basti pensare a quello che scriviamo e su cui ridiamo privatamente con amiche e amici nelle nostre conversazioni Whatsapp) si aprirebbe il dibattito e la riflessione sul perché accadono certe cose, sul perché tanta, tantissima gente abbia acquistato i video di cui sopra. 

Il tutto è sintetizzato in un frammento de “Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo, già citato in questo blog per altre tematiche, che però è giusto riprendere:

“Se riesco a percepire il buio che c’è dentro di me, le somiglianze con ciò che non mi piace; se riesco a concepire un’affinità con chi è lontano; se riesco a comprendere quanto non sono coinvolto in ciò che non amo, che non mi piace, che di solito accuso come se non mi appartenesse — quella è la strada concreta, reale, per combattere con limpidezza ed efficacia. L’abitudine è quella di sentirsi estranei agli errori, estranei alle brutture del paese. L’estraneità rende impermeabile la conoscenza, e senza conoscere le ragioni degli altri, non si può combattere.”

È fondamentale non essere supponenti né sentirci migliori degli altri e, al contrario, aprire il dibattito verso le parti e i punti di vista che non conosciamo, cosa che i social molto spesso impediscono di fare, creando vere e proprie comunità che ci danno l’illusione di pensarla tutti allo stesso modo, e accettare di avere dei lati spiacevoli, condivisi da molti, e raccontarli, in primis, a noi stessi per capire perché accadono cose spiacevoli.

È fondamentale, inoltre, guardare le cose con “un occhio umano in un mondo disumano”, citando Calvino, dove i lati oscuri sono, da sempre, e saranno, per sempre, un tutt’uno con l’umanità.

Dire la verità a volte fa male, non sappiamo se sia più giusto, ma certamente è più etico.

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