Chit-Chat
Quanto è bello esultare tutti insieme
Nell’ultimo anno è mezzo abbiamo scoperto che in casi estremi la condivisione di momenti unici ed emozioni intense è possibile anche a distanza, grazie agli sviluppi tecnologici. La laurea di un caro, l’esibizione del nostro cantante preferito, una videochiamata di gruppo con tutti gli amici: tutte situazioni dal grande impatto emotivo, anche se vissute dal divano o seduti alla scrivania.
Abbiamo scoperto, però, un’altra cosa in questo ultimo periodo: nulla è più potente di un’emozione vissuta in compresenza, che sia in una stanza con un’unica persona o all’interno di un palazzetto a cantare a squarciagola con migliaia di fan.
L’abbiamo capito tornando intermittentemente alla normalità, grazie alle riaperture dei locali, sull’aereo dopo mesi e mesi per tornare in vacanza; ma ne abbiamo avuto conferma in questa estate 2021 grazie ad uno dei pochi protagonisti, oltre al Festival di Sanremo, capace di unire (quasi) tutto il Paese davanti alla televisione: la nazionale di calcio.
Non vogliamo far storcere il naso ai non-calciofili, non sarà un articolo sugli scatti di Spinazzola o la garra di Barella, ma un piccolo omaggio allo sport e alla sua componente emotiva che abbiamo imparato ad apprezzare anche chiusi in casa ma che ci è riesplosa prepotentemente dentro al petto potendo ricongiungerci davanti alle televisioni di tutti i bar d’Italia, con la speranza di potere un giorno rigodere dal vivo le performance dei nostri atleti preferiti.
Pochissimi eventi mediatici, per non dire nessuno, hanno la forza di unione dello sport (non a caso l’evento più seguito al mondo è il Superbowl) e creare, inoltre, dibattito sui social: unione reale e virtuale, cos’altro può chiedere di più un cittadino di questo millennio?
È per questo che vogliamo riaccendere la vostra memoria (o sbloccarvi un ricordo, ma chi scrive odia questo modo di dire) con gli eventi sportivi più coinvolgenti che ci hanno lasciato a bocca aperta e con i brividi a fior di pelle davanti alla tv: momenti iconici della storia sportiva mondiale che, al giorno d’oggi, sarebbero diventati virali in pochi minuti. Almeno, dal punto di vista di un bambino degli anni ’90 un po’ cresciuto.
Marco Pantani:
Il ciclismo non è uno sport per tutti ma il Pirata è riuscito a riunire tutti gli italiani in un’unica passione come pochi prima di lui. Trasferte per seguire le sue imprese, bambini vestiti come lui a carnevale (io), e il cuore dei romagnoli invaso dall’emozione per vedere questa terra nominata su tutti i giornali del mondo. Il tutto fino a quei tragici giorni, che hanno generato rabbia, tanta rabbia, ma sono stati capaci di rafforzare ancora di più la forza di un uomo che era già leggenda. Chissà come sarebbe stato il racconto delle sue “salite sui pedali” al giorno d’oggi, chissà quanto avremmo twittato con #ilPirata.
I volteggi di Yuri Chechi:
Non è facile fare in modo che dire “il signore degli anelli” non si ricolleghi immediatamente a Frodo, Gandalf e tutta la compagnia. Yuri Chechi ce l’ha fatta, lasciando a bocca aperta milioni di italiani (e non solo) ammirandolo volteggiare sugli anelli. Memorabile questa sua ultima gara con polemica finale annessa.
Il rigore di Grosso:
Il momento sportivo italiano per eccellenza perché, purtroppo, la popolarità del calcio pesa. Aggiungiamo che giocarsi una finale dei Mondiali contro la Francia pesa un po’ di più. Decidere la partita ai rigori ancora e ancora di più. L’ultimo campionato del mondo senza il boom dei social, anche se, chi poteva, è riuscito a commentare la partita tra un trillo e l’altro di Msn.
Toldo contro l’Olanda:
Secondo e ultimo esempio calcistico, lo giuriamo; ma quando il secondo portiere della Nazionale ipnotizza metà squadra avversaria, facendo sbagliare praticamente tutti i rigori, la vittoria sportiva prende il sapore dell’impresa. Anche se non esistevano i meme, le smorfie di Toldo lo sono diventate inconsapevolmente.
Valentino Rossi:
Gli ultimi anni “più umani” non devono cancellare cosa sia stato il dottore per gli amanti delle due ruote negli ultimi venticinque anni. Quanti ragazzini hanno sognato di diventare piloti, quante coronarie sono partite, quanti divani rovinati per esserci saliti “tutti in piedi” insieme. Un’unione di entusiasmo completamente incentrata in un piccolo paesino tra le Marche e la Romagna: Tavullia. Può una città di 8.000 abitanti diventare “virale”? Evidentemente sì.
La vittoria di Stefano Baldini ad Atene:
Ancora prima di Mentana, quando si nominava la maratona, agli italiani veniva in mente la fuga dell’emiliano Stefano Baldini ad Atene, là dove la maratona è nata. Due ore di corsa ininterrotta, decisamente meno rispetto agli speciali del direttore del telegiornale di La7, che hanno chiuso le olimpiadi del 2004 e spalancato l’orgoglio di tifosi appassionati e non. Magari non a tutti piacerà la corsa, ma quando si tratta di sventolare il tricolore va benissimo qualsiasi disciplina.
Le discese di Alberto Tomba:
Migliaia di atleti nati tra le montagne con gli scii ai piedi fin da bambini che provano e riprovano a vincere una medaglia invano, poi arriva lui, bolognese, simpatico, pieno di tenere gaffe durante i suoi discorsi che vola sulla neve e tiene un paese intero davanti alla televisione a calcolare il centesimo. Proviamo sempre a pensare nell’epoca dei social quanto potrebbe aumentare, se possibile, la notorietà e l’affetto nei confronti di un campione come Alberto Tomba; basta ascoltare una qualsiasi delle sue “interviste impossibili” documentate dalla Gialappa’s e tuttora virali sui social.
Le stoccate di Valentina Vezzali:
Sei ori olimpici, sedici mondiali, tredici europei ma quello che rimane nella memoria collettiva è la sua mimica facciale dopo una stoccata vincente, un urlo liberatorio che abbraccia tutti i tifosi che, anche solo ogni quattro anni, si appassionano a questo sport nobilissimo.
L’argento olimpico dell’Italbasket:
Può un argento valere quanto un oro? Ovviamente no ma in alcuni casi sì. Vincere contro quella Lituania, arrivare davanti ai devastanti Stati Uniti e cadere solo al cospetto dell’Argentina di Ginobili è un’impresa che rimarrà per sempre negli occhi di tutti. E poi chi non vorrebbe avere Pozzecco come amico.
Gli anni d’oro della Ferrari:
Per chi è cresciuto sportivamente negli anni ’90 e 2000 le vittorie della Ferrari erano, ormai, date per scontate: campioni nel 2000, 2001, 2002, 2003, 2004, 2007 con le esultanze di Jean Todt e pugni alzati di Michael Schumacher. Ricordi di anni magici, di vittorie che mancano da tanto tempo e che sottolineano che non bisogna abituarsi ai momenti di giubilo, che basta nulla per rimanere mogi per mesi, anni, lustri.
Dopo un anno e mezzo in cui l’unica vera condivisione “fisica” era cantare come dei matti dai balconi, urlare in un bar, tutti insieme, per un gol di Chiesa (rispettando tutte le norme, più o meno), sembra un sogno.
Grazie ai social abbiamo scoperto un altro tipo di condivisione, virtuale e a distanza, che ci permette di ridere, parlare e discutere con una moltitudine di persone stando seduti sul nostro divano. Ma è proprio nel momento in cui siamo costretti a rimanere su quel divano che capiamo che la condivisione vera è un’altra, fisica, fatta di abbracci, urla e pianti, una serie di emozioni che ogni essere umano prova privatamente ma che sono capaci di esplodere come mille coriandoli se vissute tutti insieme.
Lo sport è l’unico “campo” in cui è possibile farlo: che tu sia o no un tifoso non puoi rimanere impassibile alle esultanze provenienti dalle finestre e, all’opposto, ai musi lunghi dopo una sconfitta.
Quindi grazie all’Italia del calcio per questo mese bellissimo.
Ma anche grazie ai Maneskin, a Berrettini, all’Italbasket e a tutte le situazioni che ci fanno urlare come dei completi pazzi: “POOOO PO PO PO PO POOOO POOOOO!”
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