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Cool Stuff 13 Ott 2021
Francesco Grazioso

Guida alla visione di Space Jam: New Legends

Quanti dubbi orbitano intorno a “Space Jam: New Legends”, il sequel del primo Space Jam, capace di cambiare radicalmente la vita di una generazione? Tantissimi. Troppi. Cercheremo ora di stilare una breve guida per prepararsi alla visione del nuovo film targato Warner Bros, evitando qualsiasi tipo di spoiler violento. Impresa difficile, ovviamente, ma necessaria affinché il secondo capitolo non venga snobbato a priori ma trattato a dovere dagli eventuali spettatori.

Innanzitutto, chiariamo: un sequel che esce dopo venticinque anni dal primo film non si può considerare un vero sequel. Aggiungiamo pure che il protagonista è cambiato e, soprattutto in questo caso, non è un dettaglio di poco conto visto che si parla, per il primo capitolo, del giocatore più forte della storia della pallacanestro, o, di più, dello sportivo più influente di tutti i tempi.

Quindi, nota fondamentale per approcciarsi al film, non bisogna trattare “Space Jam: New Legends” come il secondo capitolo di una saga ma come una sorta di adattamento successivo e, ancora più interessante, di un’ottima prova di come cambiano gli interessi e la voglia di intrattenimento spensierato degli spettatori nel giro di tre decenni.

Perché Space Jam è diventato un kolossal? Beh, gli elementi sono tantissimi: primo fra tutti, come detto, grazie al protagonista, che da solo riuscirebbe a veicolare l’attenzione di tutti anche in un film sprovvisto di trama o un documentario (come successo lo scorso anno). Non è da trascurare questa informazione perché tutto il carattere epico del primo Space Jam è racchiuso in un nome e cognome: Michael Jordan.

Aggiungiamo che il più grande giocatore di tutti i tempi, nel film in questione, viene catapultato, o meglio, rapito, dalla banda sgangherata dei Looney Tunes in un pianeta sconosciuto per giocare una partita di pallacanestro contro una squadra di mostri alieni diventati fortissimi per aver rubato il talento ai migliori giocatori della NBA.

Basterebbe… ma aggiungiamo anche che la figura di Michael Jordan era particolarmente sotto i riflettori in quel momento tra baseball, addii e ritorni al basket (e agli anelli). E aggiungiamo, infine, la presenza del migliore attore di tutti i tempi (opinione di chi scrive): Bill Murray. Beh, il gioco è fatto: un mix letale che non può non regalarci un film immortale per gli adolescenti di allora e adulti di adesso.

Ma oggi siamo nel 2021 e questo algoritmo non basta (e non può esistere) più.

Siamo in un contesto multimediale in cui il pubblico può tutti i giorni giocare al fianco dei propri giocatori preferiti grazie ad una console, un contesto in cui vedere la commistione tra realtà e virtuale in un film è la pura normalità, un mondo in cui è molto complicato stupire e stupirsi.

Questo mondo ha bisogno di qualcos’altro, soprattutto perché uno come Michael Jordan non c’è più e LeBron James, per quanto forte, non ha lo stesso appeal mondiale (speriamo di non scatenare rivolte da parte dei fan di King James).

Bisogna portare il concetto di “animazione” e “commistione di generi” ad un altro livello, bisogna portare la qualità e l’esperienza dei videogame all’interno del cinema e non il contrario come accadeva negli anni del “primo” Space Jam, così da avvicinare i gamer di tutto il mondo.

È così che bisogna affrontare “Space Jam: New Legends”, quasi come se fosse un caso sociale in grado di offrire un'analisi perfetta di come sia cambiato non solo il supporto tecnologico ma anche il pubblico e quello che bisogna fare per stupirlo e farlo rimanere “a bocca aperta”: un confronto tra gli anni ’90 con i suoi idoli, i suoi cartoni animati sulla cresta dell’onda, la sua tecnologia vista dall’occhio ingenuo di spettatori “vergini” e i primi anni ’20 del 2000, dove tutto viaggia ai 2000 all’ora e tutto sembra possibile e alla portata di tutti. È il contesto socio-culturale in cui ci troviamo che fornisce gli elementi per guardare un film e, eventualmente, renderlo immortale.

Infatti, sono state moltissime le critiche negative esplose come un tornado in tutto il mondo all’uscita di “New Legends”, probabilmente dovute al fatto che moltissimi sono andati al cinema pensando di ricevere la stessa emozione del primo film. 

Bisogna distaccarsi dal ricordo, pensare di vedere in toto un altro film e, soprattutto, occorre lasciare a casa la “sindrome dell’età dell’oro” che ci fa pensare, spesso erroneamente, che “una volta fosse tutto più bello”. Non era tutto più bello, una volta eravamo piccoli, giovani e spensierati: quello era molto molto molto bello. 

In ogni caso, pensiamo a “New Legends”: se a sei anni ci avessero raccontato che un giorno avremmo assistito ad una sorta di videogioco in cui realtà e virtuale si mescolano, dove mostri creati ad hoc si confrontano in una partita di basket contro i Looney Tunes capitanati da LeBron James e a bordo campo a fare il tifo avremmo trovato, tra gli altri, King Kong, il Gigante di Ferro, IT e i drughi di Arancia Meccanica, beh, avremmo sognato, avremmo dato tutto per assistere al match solo grazie ad un “telefonino” come gli spettatori del film (piccolissimo e innocuo spoiler).

Insomma, bisogna accettare il tempo che passa e il fatto che un film come Space Jam possa, e debba, essere adattato ai tempi e le tecnologie che si sviluppano in modo da fare innamorare anche i ragazzi di oggi, o almeno ci si prova.

È ovvio che lo Space Jam originale rimane e rimarrà imbattibile, nessuno lo mette in dubbio, anche perché creare saghe perfette è impossibile (“Ritorno al futuro” a parte), quindi sediamoci e prepariamoci ad essere stupiti, perché di sequenze veramente stupefacenti ce ne sono eccome (con un po’ di pazienza all’inizio del film), senza battagliare con i “noi stessi” del passato. Non partiamo prevenuti, né prepariamoci al peggio.

Ma poi… avreste mai pensato di poter tornare al cinema, magari con vostro figlio, e dire: “Due per Space Jam!”? Impagabile.

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