Chit-Chat
L’importanza di ridere
In un periodo storico denso di messaggi negativi, dove la politica spinge sull’odio per fare presa sul popolo, dove le notizie riportate dai principali quotidiani sono per la maggior parte decisamente poco positive, anche ridere ha assunto sfumature oscure. Fare una battuta è diventato un lusso concesso a pochi: chi è sotto i riflettori ha sempre meno libertà, l’indignazione è dietro l’angolo e bisogna pesare le parole al milligrammo.
Sempre più spesso in post, foto, commenti è necessario specificare il tono o la veridicità di quanto pubblicato aggiungendo a quanto scritto “scherzo”, “sto scherzando”. Ma non basta. Ed ecco che arriva inesorabile la prima polemica, il primo commento, storcendo il naso, con un categorico “potevi evitare”.
Ma non è sempre stato così, questa situazione è una conseguenza dell’apertura esagerata al commento, alla, per quanto importante, possibilità di esprimere la propria opinione, che finisce per virare su un moralismo tutto italiano e di facciata, sbattuto in pubblico solo per fare buon viso a cattivo gioco.
Non è un caso che in Italia il concetto di “critica”, che altro non è, per definizione, “un’esaminazione di un opera, un giudizio, una valutazione”, abbia assunto la sola sfumatura negativa. Critiche positive e costruttive stanno scomparendo, tramontando pian pianino sotto la collina dell’odio e dell’indignazione.
Ma questa deriva è nota a tutti, o perlomeno ai più, e ormai parlarne sembra stia diventando stucchevole e ripetitivo. Mai nulla di più sbagliato, perché il problema è comunicativo; sta sparendo la comprensione del testo studiata dai bambini alle elementari, manca l’apertura mentale necessaria a distinguere tra l’approccio leggero per provare a riderne sopra, e l’offesa, la mancanza di rispetto vera.
Viene accettato un linguaggio cavernicolo e fatto di luoghi comuni da parte delle più alte cariche dello Stato, ma una battuta no, la battuta va linciata immediatamente, “non si scherza su certe cose”, “vergogna”, “indignazione”.
Per questi motivi, per questa gabbia che si sta costruendo intorno alla risata, bisogna augurare lunga vita a chi riesce ancora a proporre qualcosa di politicamente scorretto e, parzialmente, accettato dalla massa. Perché la risata è potente ed impedirla è un ritorno al Medioevo, perché la trama de “Il Nome della Rosa” è distopia, perché dovremmo imparare a ridere di tutto per non avere più paura di niente.
Ecco alcuni esempi in cui la risata è una ventata d’aria fresca.
Ricky Gervais, “Derek” (2012–2014), “After Life” (2019)
Nessuno riesce a scherzare su “tutto” come Ricky Gervais. Non esiste tabù inaffrontabile e, qualora esistesse, l’attore britannico non vedrebbe l’ora di abbatterlo. Questo si evince, sì, immediatamente dai suoi spettacoli di stand up comedy, dai monologhi dissacranti e variegati, ma due esempi efficaci per il nostro tempo vengono da due serie tv: Derek e After Life. Derek è una serie in due stagioni, più una puntata speciale, che tratta, con lo stile del mockumentary, le vicende che accadono all’interno di una casa di riposo. Il punto di vista principale è quindi quello soggettivo di una telecamera realmente presente ed avvertita all’interno dell’ambiente, ma le emozioni vengono filtrate attraverso il protagonista, Derek, un uomo autistico dal cuore d’oro. Nonostante i protagonisti (un autistico, degli anziani destinati alla morte, un tuttofare apatico e iracondo, un fannullone dipendente dal sesso e dall’alcool) Derek non è un drama (nonostante i molti momenti commoventi) ma è un’occasione per fare ironia e creare momenti di comicità sottile su tutti questi “emarginati sociali”, abbandonati da famiglia e società. Questa casa di riposo è un vero e proprio microcosmo nel quale vengono mostrati lati (estremamente) negativi e altri (estremamente) positivi di queste personalità. Si scherza con e dell’autismo, senza mai offendere o sentirsi in colpa, si scherza con la dipendenza da sesso e il linguaggio scurrile di Kev, altro “dimenticato da Dio” all’interno di quell’ambiente. Saltano tutti i paletti del politicamente corretto, tutti possono prendere in giro tutti e probabilmente è questa l’arma più potente, è questo il modo di fare sentire tutti uguali. Nessuno rimane indietro.
After Life è l’ultima fatica di Ricky Gervais e parla della vita di un uomo poco dopo essere diventato vedovo della moglie, sua vera ragione di vita. Anche in questo caso abbiamo una “commedia nera”. Si ride della morte, della depressione, della dipendenza da droga, della follia, si ride di tutto e tutti, perché, alla fine, è questo il vero mondo che abbiamo davanti tutti i giorni, che siamo abituati a vedere: tutti diversi ma con ruoli dello stesso peso all’interno della vera e propria commedia nera che è la vita.
È davvero esentando quelle che chiamiamo “minoranze” da una battuta sarcastica che le tuteliamo? È davvero l’indignazione per una battuta che scandisce la morale delle persone? O è forse l’intelligenza nel prestarsi allo scherzo, rispondendo pan per focaccia, che crea una società paritaria senza tensioni inutili e gratuite?
Alessandro Cattelan, “Bully Elliott”:
https://youtu.be/MgMJJa48BTY
Il linguaggio in questo caso si alleggerisce, ma non la tematica e l’importanza di un video che gioca su un argomento molto serio come la discriminazione sessuale, ribaltando però i fattori in gioco. In Bully Elliott siamo immersi in una realtà fatta per la stragrande maggioranza di persone omosessuali, dove sono gli etero ad essere discriminati negli ambienti pubblici, la scuola in questo caso.
Il video alleggerisce le tensioni e tutti i (gravissimi) problemi collegati alla piaga del bullismo, soprattutto focalizzato verso l’orientamento sessuale, ma facendolo, fornendosi dell’arma della risata, sensibilizza sull’argomento, fa riflettere sull’assurdità di questi atteggiamenti e trova, ironicamente, dei punti d’interesse in comune tra bulli e bullizzati (non specifichiamo oltre per non spoilerare).
Cattelan ed i suoi autori non si sono mai risparmiati sullo scherzare su certi argomenti, cercando di “bullizzare” gli idioti che seguono determinati, censurabili comportamenti (vedi l’appello con Roberto Burioni), per questo va a loro il nostro affetto.
Fabio Celenza, dare voce al Dalai Lama, Brexit, Trump:
https://youtu.be/Eoj_Rd9Eqm8
Fabio Celenza è un esempio perfetto di come si può scherzare sulla società, con leggerezza, ma prendendo in giro tutti, declassando i protagonisti della scena mondiale dando loro, di fatto, una voce diversa con discorsi senza senso. Non è altro che doppiaggio e capacità senza precedenti di trovare nel labiale linee discorsive secondarie per creare “supercazzole”, non troppo distanti da quelle che, spesso, gli stessi soggetti ci propinano.
In poche parole, sentire il presidente degli Stati Uniti, nel corso del suo giuramento, dire: “C’ho le mie cacche” è davvero esilarante.
The Jackal, “Perché non parlate dei problemi degli italiani?”:
https://youtu.be/0P0i-8_mdZ8
Benaltrismo: atteggiamento di chi elude un problema sostenendo che ce ne sono altri, più gravi, da affrontare.
Il video dei The Jackal inizia così, dando la definizione di questo neologismo. È esattamente questa l’estrema sintesi del moralismo e dell’indignazione sul web. C’è sempre un “qualcos’altro” a cui pensare, un “qualcun altro” del quale non ci stiamo interessando e al quale stiamo mancando di rispetto con le nostre parole o, peggio, i nostri silenzi. In questo video gli youtuber napoletani scherzano citando tutti i veri problemi presenti nella società attuale, mescolandoli ad altri più o meno futili; tutta un’enorme presa in giro per l’utente medio del web che, spesso e volentieri, non accetta i post ed i contenuti per quello che sono ma è sempre alla ricerca della polemica e quindi bisogna… “unire, unire!”
Finita la visione di questo video, dopo una sana risata, verrebbe voglia di fare cadere le braccia a penzoloni e liberarsi da questa situazione con un bel: “non se ne può più”.
The Pills, I Poteri Forti:
https://youtu.be/G6QMgL0Hhvk
Per concludere, un video che si ricollega alla velocità con cui la massa cambia argomento d’interesse seguendo il susseguirsi delle notizie: il giorno prima tutti focalizzati sull’Isis, il giorno dopo sulla Corea del Nord, poi i Rom, poi ancora i preti pedofili, e così via.
I The Pills si immaginano un vero e proprio ufficio che scandisce l’agenda dei fatti importanti che accadono nel mondo. Sembra una tematica semplice e spiritosa ma non è da tutti insistere su determinate tematiche, scherzare su argomenti e azioni nei quali la gente ci rimette la vita. Ed infatti i The Pills non fanno questo. L’ironia degli youtubers romani, sempre tagliente e mai banale, insiste più che altro sull’opinione pubblica, sul sensazionalismo che i media danno alle notizie, che, nel vero senso della parola, si fanno spazio tra di loro non tanto per l’importanza vera e propria, ma più che altro a seconda dell’effetto e delle reazioni che provocano sulle persone.
Un altro esempio di come si può (e si deve) prendere in giro questa società, questo momento storico che, diciamo la verità, ce la mette tutta per essere preso di mira.
Dobbiamo darci una calmata, prenderci meno sul serio, imparare ad ascoltare e capire, senza cercare immediatamente il marcio. Facciamoci una risata, non iniziamo a fare di “no” con la testa appena leggiamo e guardiamo qualcosa. Proprio non ci piace una cosa? Non dobbiamo sentire la necessità di palesarlo. Non capiamo una cosa? Diamo tempo al tempo. C’è tempo, ci deve essere tempo per capire e per ridere, per scherzare. L’odio e la frustrazione, aggiunti ad una situazione di per sé non semplice, non fanno che appesantire il pachiderma che molti di noi portano sulle spalle quotidianamente.
Se la gatta frettolosa fa i gattini ciechi, quella rancorosa li fa stronzi.
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