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Marketing 25 Nov 2021
Emanuele Rosatelli

INCLUSION INFLUENCER: la diversità vista come unicità 

“Condizione di chi è considerato da altri, o considera sé stesso, estraneo rispetto a una presunta normalità”, questa è solo una delle tante definizioni di diversità. Un concetto così complesso e dibattuto che, soprattutto negli ultimi anni, è diventato oggetto di campagne marketing e contenuti social.

La rappresentanza delle minoranze, l’inclusione e l’accettazione di tutto quello che molte persone hanno considerato per secoli “diverso” sono argomenti sempre più attuali e di interesse pubblico, ma vediamo qual è la situazione in Italia.

Diversità e inclusione contengono al loro interno un’infinità di sfumature concettuali che spaziano dall’orientamento sessuale alla diversità fisica, dalla parità di genere alla lotta al razzismo. In Italia, rispetto al 2019, i contenuti inclusivi, cioè quelli che hanno come obiettivo quello di abbattere ogni tipo di barriera e far riconoscere ognuno di noi come parte di un gruppo, sono cresciuti del 35% nel 2020, passando da 82 a 110 mila.

I social network infatti rappresentano uno dei canali più usati per supportare questo genere di cause. In particolare, come dimostrano i dati di Buzzoole, Instagram è il social più inclusivo: infatti il 78,3% dei contenuti a tema creati nel 2020 provengono da lì, seguito da Facebook (7,7%), Twitter (6,8%) e infine Youtube (3%).

Oltre a questi si aggiunge anche TikTok, social in rapida crescita, che nelle Linee Guida della Community pubblicate a dicembre 2020, spiega quale sia il suo impegno per contrastare discriminazione e odio sulla piattaforma. Come riporta il sito ufficiale dell’applicazione “TikTok considera di massima importanza la sicurezza, diversità, inclusione e autenticità. Incoraggiamo i creatori di contenuti a esprimere ciò che li rende unici e gli utenti a impegnarsi in ciò che più li ispira”. Infatti, viene eliminato automaticamente qualsiasi tipo di contenuto (video, audio, livestream, immagini, commenti e testo), che violi le Linee Guida, cioè che trasmetta messaggi negativi e diseducativi. Inoltre, per violazioni gravi e/o ripetute TikTok provvede anche a cancellare o sospendere gli account. 

Un altro dato interessante è che i post che trattano di inclusione sono per il 97,8% post organici, quindi non pagati. Solo il 2,2% è frutto di sponsorizzazioni, ciò significa che ci troviamo in un periodo storico in cui il tema è particolarmente sentito, in cui gli influencer avvertono l’esigenza di sensibilizzare e responsabilizzare la community e i social media rappresentano un ottimo strumento per perseguire questi obiettivi.

Tuttavia, se ci concentriamo sui contenuti inclusivi a pagamento, si può notare come essi siano più colpiti da una sorta di stagionalità. Infatti aumentano nei mesi di maggio e giugno (mese del pride) a causa della presenza di più eventi a tema. Nel 2019, infatti, con l’avvento della pandemia, c’è stato un decremento del 13% dei contenuti sponsorizzati a tema inclusività e diversity. 

Tutto ciò ci fa capire che i brand in Italia creano contenuti inclusivi per lo più in modo sporadico e soprattutto legato ad eventi.

Sarebbe ottimale, invece, adottare una strategia di comunicazione “Always On”, cioè a lungo termine e non solo concentrata su eventi occasionali. Il tema dell’inclusione e della diversità è così complesso e importante da dover essere spiegato, raccontato e analizzato sempre, in modo continuativo, occorre molto più di un semplice post o una storia (anche se comunque il mare è fatto di tante gocce). 

In questo periodo storico così contraddittorio, dove da un parte abbiamo la Norvegia che festeggia i 40 anni dall’approvazione della legge contro l’omotransfobia, mentre dall’altra in Italia sembra ancora essere un’utopia, la nostra nazione può vantare tuttavia molti influencer che, con passione e determinazione, portano avanti una battaglia volta a creare una community sempre più sensibile e responsabile. È, infatti, essenziale che il brand che desidera creare contenuti inclusivi e voglia collaborare con influencer scelga chi tra questi sono realmente impegnati e attivi in questo genere di tematiche.

Ai Diversity media awards 2021 le nomination per la categoria creation dell’anno hanno visto come protagonisti influencer come Francesco Ciconetti (@mehths) che ha deciso di raccontare il suo percorso di transizione iniziato nel 2017 e che da sempre ha lottato per le battaglie della comunità queer; Tia Taylor (@misstiataylor_), youtuber e scrittrice statunitense che racconta la vita di tutti i giorni di una ragazza statunitense nera in Italia; Benedetta De Luca (@benedetta_deluca), attivista per i diritti delle persone con disabilità nonché una delle prime fashion influencer disabili, organizzatrice di eventi di moda inclusiva e fondatrice del brand “italian inclusive fashion” e altri ancora.

Oltre a loro sono molti gli influencer italiani che stanno rendendo quello dei social uno spazio più aperto e inclusivo. Per citarne solo alcuni: Muriel (@murielxo), content creator e attivista che porta avanti giorno per giorno la sua lotta contro il body shaming; Cathy La Torre (@avvocathy), avvocatessa specializzata in diritto antidiscriminatorio con riferimento alle discriminazione basate sull’orientamento sessuale e identità di genere e sui diritti della community LGBTQI e tanti altri ancora., come Oxana (@iam_oxana), modella albina nata in costa d’avorio che con i suoi scatti combatte le discriminazioni derivanti dal colore della sua pelle.

Questi sono alcuni tra i tanti “inclusion influencer”, cioè coloro che si fanno portavoce di minoranze e lottano per la parità dei diritti, per trasformare le diversità in punti di forza unici. 

Quando si parla di diversità ed inclusione, i brand prediligono investire su Top influencer (10-30k followers) che possano diventare dei veri e propri ambassador di comunità, minoranze e movimenti pro-diversity.

Tuttavia, tutti i tipi di influencer, anche quelli con un audience minore, sposano queste cause condividendo contenuti inclusivi.

Sono infatti temi che vanno al di là dei numeri, al di là della popolarità e proprio per questo non dovrebbero essere schiavi di eventi, collaborazioni e stagionalità.

Sono battaglie che i brand, anche attraverso l’influencer marketing, dovrebbero portare avanti con costanza e attiva partecipazione, giorno dopo giorno. 

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