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Cool Stuff 05 Feb 2019
Francesco Grazioso

Festival di Sanremo, una botta di vita

Martedì 5 febbraio inizierà la sessantanovesima edizione della kermesse canora più famosa in Italia: il Festival di Sanremo. Da qualche anno a questa parte sembra che gli autori del celebre programma si siano posti una domanda ben precisa: “come possiamo rendere Sanremo interessante per i giovani stravolgendo il meno possibile la competizione?”. La risposta è arrivata fulminea e direttamente dal futuro, come direbbe uno zio un po’ escluso dal mondo digitale (e quindi tipico spettatore della prima serata di Rai Uno): “usiamo l’internet”.

La potenza comunicativa dei social network sembra sia stata capita, finalmente, anche negli uffici di Corso Mazzini, dove, soprattutto nella scorsa edizione, è stato appoggiato un progetto ambizioso, rischioso ma assolutamente geniale del quale parleremo a breve.

Partiamo dall’inizio, dal lontano 2017. In questa edizione l’iniziativa non è proprio partita dalla Rai, anzi a dirla tutta è proprio da una scelta molto criticata degli organizzatori del Festival che Netfix ha deciso di prendere la palla al balzo. La decisione in questione è stata quella di escludere dalla lista dei Maestri d’orchestra della competizione quello più rappresentativo: Beppe Vessicchio. A questo aggiungete la smaniosa attesa nei confronti di una serie tv in uscita che tratta proprio di “sparizioni” ed il gioco è fatto: Beppe Vessicchio non ci sarà a Sanremo perché risucchiato nel “sottosopra” di Stranger Things.

https://youtu.be/vdkF-tU9YV8

Come già detto l’idea non è partita strettamente dalla Rai ma dalla più “giovanile” Netflix; è anche vero, però, che la Rai e il brand Festival di Sanremo hanno acconsentito a giocare con la questione, con tanto di fotografie del Maestro Vessicchio di fronte al teatro Ariston armato di maglietta Stranger Things.

Una commistione di linguaggi, canali e target irresistibile che ha permesso per la prima volta di aprire un varco tra televisione vecchio stampo e contenuti 2.0, un varco simile a quello che ha trasportato Beppe Vessicchio ad Hawkins nel 1983.

Per arrivare ad un’apertura completa e ad una “rivoluzione” che ha visto la Rai come uno dei principali protagonisti in gioco facciamo un salto di 365 giorni ed arriviamo alla scorsa edizione, la prima targata Claudio Baglioni.

In questo caso abbiamo un vero e proprio racconto parallelo al Festival di Sanremo che procede di pari passo con quello “televisivo”, una trama fitta, quasi crime story che racconta di e parla con i veri e propri protagonisti della kermesse.

La Rai affida il progetto ai The Jackal, tra i migliori youtuber in grado di creare un potentissimo mix tra trend, ironia, originalità e capacità di convincimento nel coinvolgere vip e talent ritenuti quasi intoccabili se visti solo attraverso il piccolo schermo.

L’obiettivo di questo contenuto viene palesato nel video stesso e coincide con la volontà degli autori del Festival, testualmente: “partecipazione passiva. Intere generazioni costrette a guardare il festival di Sanremo senza avere la minima possibilità di esprimersi mentre sul palco salivano persone come Gabriel Garko e Belen RodriguezVogliamo riprenderci il nostro posto nella storia.

L’intenzione dei The Jackal è quella di influenzare il Festival dall’esterno, ri-modernizzando quanto fatto dalla Gialappa’s, sempre con la medesima kermesse, negli ultimi vent’anni.

https://youtu.be/z8w9b00qrWs

Il video ha letteralmente fatto il botto, non solo in termini di visualizzazioni ma anche come engagement. I contenuti, infatti, diventano interattivi con la vera narrazione del Festival e vengono pubblicati a “puntate” sui social degli youtuber, generando attenzione e pathos anche tra i giovani nella visione delle varie serate del Festival, un meta-linguaggio a tutti gli effetti. Ne parlano gli utenti sul web, ne parlano i telegiornali, i blog, mentre la competizione sembra andare avanti come se nulla fosse.

I The Jackal sono riusciti nell’impresa di ri-unire il paese davanti ad un solo programma televisivo, quello Italiano per eccellenza e tutto grazie a creatività e saggio utilizzo dei canali social.

Un messaggio molto chiaro ai media vecchio stampo che sembra essere stato capito anche da format decisamente più innovativi, perché, più recentemente, i The Jackal hanno partecipato passivamente anche ad X Factor e Masterchef, con lo stesso risultato.

https://youtu.be/1H9zmucUAas

https://youtu.be/OJMpKCKH1hM

“Partecipazione passiva”, ma mica tanto. “Partecipazione dal basso”, ma mica troppo. La Rai ha capito, meglio tardi che mai, che il web è il punto di contatto con il pubblico televisivo perso negli anni. Lo ha capito talmente bene da riuscire a “fregare” anche i The Jackal stessi, infiltrando il Mostro Sacro della televisione per eccellenza nell’ “Operazione Sanremo”, per evitare spoiler ci fermiamo qui meglio guardare il video.

La rivoluzione è iniziata e sembra arrivata ad alcuni risultati tangibili: l’inserimento anche all’interno della competizione di artisti provenienti da etichette indipendenti o da generi non consoni agli abituè del Festival di Sanremo: Motta, Ghemon, Achille Lauro, Zen Circus, ecc. Scelte incredibili se pensate fino a qualche anno fa.

La strada giusta è stata imbeccata… avranno trovato traffico per arrivare al Festival di quest’anno?

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