Chit-Chat
Come superare il burnout creativo senza andare a Bora Bora.
Per combattere un nemico bisogna conoscerlo. E qual è il nemico numero Uno di un creativo?
No, non sto parlando del cliente di turno che chiede infinite modifiche perché “Sì, carina questa proposta in cui hai messo amore, sudore e tantissime ore di lavoro, MA io la vorrei diversa”. E no, non sto parlando nemmeno dei “cuggini” degli altri che a quanto pare sanno fare il nostro mestiere meglio di noi.
Cari colleghi, il temibile nemico di cui parlo si chiama burnout creativo, ovvero una condizione di stress mentale che porta a sentirsi improvvisamente stanchi del proprio lavoro, demotivati, incapaci di avere nuove idee e, di conseguenza, provare sensazioni di ansia e frustrazione pensando alla propria attività.
Una sorta di blocco dello scrittore, ma che tocca anche designer, fotografi, grafici, content creator e compagnia bella: tutti coloro che nel proprio lavoro devono avere quotidianamente l’idea del secolo che sia abbastanza originale, catchy, all’avanguardia e che non resti mai un passo indietro a nessuno. Che poi, c’è da dire che è anche il bello di queste professioni, rinnovarsi ogni giorno, aprire la mente e trovare l’ispirazione nei dettagli di ciò che ci circonda. Ma un conto è accendere una lampadina, un altro è fulminarla.
Cosa fare dunque se dovessi trovarti nel bel mezzo di un burnout creativo? Prima di tutto sapere che non colpisce solo te, che non sei l’unica persona a sentirsi così e soprattutto che gli altri non sono tutti bravi, perfetti e invincibili come sembrano. Al contrario, è un fenomeno molto diffuso, ma fortunatamente c’è una via d’uscita.
Una cosa che mi ha sempre fatta sorridere degli articoli che parlano di come affrontare il burnout è la semplicità con cui gli autori scrivono: “Basterà prendersi un momento di pausa, prenotare un viaggio lontano e staccare la spina da tutto per un po’”. Ottima idea, ma vaglielo a dire tu al tuo capo nel pieno delle campagne di marketing che vai due settimane a Bora Bora per ritrovare la creatività che ti ha gentilmente abbandonato nel momento del bisogno.
Per i più realisti come me, è molto più confortante sapere che puoi ritrovare la motivazione anche nelle quattro strade della tua città.
Per cominciare, sicuramente è necessario identificare la fonte. Un eccessivo carico di lavoro, scadenze troppo ristrette e orari sregolati senza pause potrebbero essere la causa principale, ma non è l’unica possibilità. Potresti scoprire infatti che la causa del burnout non risiede nel lavoro in sé, ma è solo il capro espiatorio o la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di stress accumulato da situazioni esterne: problemi familiari, grandi cambiamenti di vita, delusioni d’amore. Insomma, una o più preoccupazioni che ci portano ad essere annebbiati e apatici verso quello che stiamo facendo.
Qualunque sia il motivo, bisogna prendersi un momento per capire come e quando ci siamo sovraccaricati, imparando a darci delle priorità e sì, a fare sempre del nostro meglio, ma anche saper dire di no e a porre dei limiti quando e dove serve.
Consideriamo anche l’idea di dirlo a qualcuno. Confidarsi può risultare più o meno semplice a seconda del proprio carattere, c’è chi è molto introverso e riservato, chi invece parlerebbe dei propri problemi anche al corriere di Amazon. In ogni caso, condividere le tue sensazioni con una o più persone di fiducia, magari del tuo settore, potrebbe aiutarti a rielaborare ciò che ti sta succedendo, prendere decisioni più consapevoli e conoscerti meglio. Parlare di ciò che ti preoccupa è diverso dall’analizzarlo unicamente nella tua mente: potrai guardare il problema da un’altra prospettiva e trovare soluzioni o interpretazioni a cui non avevi pensato.
In fondo, può succedere a chiunque di perdersi lungo la strada e sentirsi come una bussola rotta, ed è per questo che ogni tanto è bene rinfrescarsi la memoria e ricordarci perché stiamo facendo questo lavoro.
Che cosa ci ha affascinato all’inizio di questo percorso? Da cosa è nata la nostra passione e che cosa ci faceva brillare gli occhi? Chi ci ha ispirati? Sono sicura che i motivi ci siano ancora tutti, o quasi tutti. Guardiamo quanto siamo cresciuti sia lavorativamente sia come persone e non diamolo per scontato. Pensiamo al futuro con curiosità e fiducia, focalizzandoci su un gradino alla volta.
Impariamo a vedere la nostra capacità di creare come un’automobile. Lo stress, consuma la benzina, mentre le cose che ti ispirano e che ti rilassano aiutano a riempire il serbatoio. Per questo è importante trovare un equilibrio e condurre per quanto possibile una vita sana: almeno otto ore di sonno, pasti nutrienti e bilanciati, attività fisica, vita sociale e modalità off-line nel weekend. Non c’è bisogno di andare chissà dove per staccare, basta trovare poche e semplici cose che ti facciano stare bene tutti i giorni in cui incanalare le tue preoccupazioni: una passeggiata, un buon libro, una cena fuori. Poi, ognuno di noi sa che ci sono settimane in cui per stare dietro a tutto le ore di sonno diventano quattro, i pasti sani diventano i paninazzi del supermercato presi al volo e l’unica attività fisica che riesci a fare è sollevamento polemiche tra famiglia e amici.
Però ci possiamo provare, per noi stessi. Almeno a concentrarci su una cosa alla volta e goderci a pieno i momenti fuori dall’ufficio, trovando il giusto ritmo per fare il pieno di energie e tornare a lavorare con entusiasmo.
(Se poi riusciamo davvero ad andare a Bora Bora ancora meglio).
Ricevi i Jump Crunch ogni 15 giorni
5 minuti di aggiornamento sul mercato del digital: poche semplici pillole per essere sempre allineato ai trend dell’innovazione digitale e di mercato.