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Design 24 Giu 2024
Andrea Zanella

L’utente medio è morto

“Progettare per le persone” non è solo un mantra da ripetere, ma un pilastro su cui costruire ogni singolo dettaglio di un'interfaccia, o di un prodotto digitale, al fine di ridurre il rischio di fallimento. Ma cosa significa veramente "progettare per le persone"?

L’utente medio non esiste

La prima verità che dobbiamo accettare è che l'"utente medio" è un concetto astratto che spesso risulta poco utile nel processo di progettazione. Immaginare un utente medio con caratteristiche e comportamenti specifici può portare a creare un'interfaccia che, ironicamente, non risulta adatta a nessuno.

Le persone sono diverse: diversi background, diversi livelli di esperienza con la tecnologia, e diverse esigenze. Un'interfaccia che funziona perfettamente per un utente potrebbe essere frustrante e incomprensibile per un altro.

Progettare data-driven

Quindi, come possiamo progettare per le persone se l'"utente medio" non esiste? La risposta sta all’interno della fase di ricerca, e nello specifico nella raccolta e analisi di dati con utenti reali. Questi dati sono un tesoro prezioso per gli UX designer, poiché forniscono un quadro dettagliato e accurato delle esigenze, dei comportamenti e delle preferenze degli utenti effettivi.

Uno degli aspetti più cruciali da capire è che non stiamo lavorando per un paniere unico di utenti, ma per una segmentazione, e se questa non è chiara non lo sarà neanche l’interfaccia. Come si distribuiscono gli utenti? E in quali caratteristiche differiscono all’interno di questa segmentazione? Considerando questa distribuzione quale è il segmento prioritario? Rispondere a queste domande significa analizzare chi sono gli utenti del prodotto o del servizio sotto diversi punti di vista: età, genere, interessi, abilità tecnologiche e molto altro. Ad esempio, un'app di fitness potrebbe avere una distribuzione diversa di utenti rispetto a un'app di prenotazione per ristoranti.

Guardando dati quantitativi e qualitativi è possibile identificare i pattern di utilizzo dell'interfaccia. Quali sono le funzionalità più utilizzate? Dove gli utenti tendono a abbandonare l'app? Questi dati possono guidare l'ottimizzazione dell'applicativo per migliorare l'esperienza complessiva, ma contrariamente a quanto si possa pensare questo processo di acquisizione è tutt’altro che semplice. 

Durante l’analisi dei dati, specialmente per quelli quantitativi, è molto facile cadere in baias cognitivi e costruire mondi fatati partendo da pochi elementi. Risulta quindi fondamentale ricordarsi che un dato è una semplificazione della realtà, e che pochi elementi non sono in grado di raccontarci una storia, mentre è terribilmente facile costruire una qualsiasi narrazione facendo cherry picking. Se vogliamo ascoltare storie l’unica via percorribile è fare interviste o utilizzare strumenti simili, e per favore, non cerchiamole su Analytics.

Creare esperienze su misura

Armati di dati, gli UX designer possono creare esperienze più personalizzate e significative. Le interfacce possono adattarsi alle preferenze degli utenti, offrendo suggerimenti mirati, organizzazione personalizzata dei contenuti e un flusso di interazione più naturale.

Pensiamo a Netflix, che utilizza i dati di visualizzazione per suggerire nuovi programmi in base ai nostri gusti personali. O a Spotify, che crea playlist personalizzate in base ai nostri ascolti. Queste sono esperienze che si sentono fatte su misura per noi, grazie all'analisi intelligente dei dati utente.

In opposizione è possibile anche progettare per più segmenti di utenza. Avacy è un esempio virtuoso di software che prende per mano gli utenti che non sanno nulla di privacy e cookie policy, rendendo questo mondo a loro accessibile. Contemporaneamente l’applicativo permette agli utenti più avanzati e navigati di operare in profondità, senza smarrire l’obiettivo finale di essere il più compliance possibile.

In conclusione, progettare per le persone significa abbandonare l'idea dell'"utente medio" e abbracciare la ricchezza della diversità umana. Gli UX designer devono fare affidamento sui dati degli utenti reali per creare esperienze digitali che siano intuitive, utili e appaganti per tutti. Quando i dati guidano la progettazione, ogni tocco, ogni click e ogni interazione diventano una risposta alle esigenze e alle aspettative delle persone reali che utilizzano il prodotto.

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