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Design 09 Giu 2021
Marina Giorgetti

Il coraggio della creatività 

Dal soffitto di una stanza pendono due corde. Bisogna annodarle ma sono distanti fra loro e non è possibile afferrare l’una e l’altra contemporaneamente. Nella stanza ci sono anche una sedia, un barattolo e un paio di pinze. Che cosa fare? 

Questo è il “problema delle due corde” posto nel 1931 da Norman Maier. La difficoltà nel risolvere questo problema sta nel riuscire a superare quello che in psicologia è definito come “fissità funzionale”, cioè il non sapere assegnare agli elementi disponibili scopi diversi da quelli abituali. Edward De Bono vi consiglierebbe, letteralmente, di usare il “pensiero laterale” per risolvere il problema… ma non vi preoccupate se non ci riuscite. Troverete la soluzione in fondo all’articolo. 

Il “pensiero creativo” non è facile da racchiudere in una definizione. Sicuramente, per molti, è un pensiero originale, al di fuori dagli schemi. 

Vediamo ora come il dizionario Treccani definisce la creatività: “Virtù creativa, capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia”. 

In psicologia, il termine è stato assunto per indicare un processo di dinamica intellettuale che ha come fattori caratterizzanti: particolare sensibilità ai problemi, capacità di produrre idee, originalità nell’ideare, capacità di sintesi e di analisi, capacità di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze. 

Una versione interessante del termine “creatività” ce la fornisce anche Bruno Munari, quando all’interno del volume “Fantasia” narra delle differenze tra il termine fantasia, invenzione e creatività, dando rispettivamente queste definizioni: la fantasia è “tutto ciò che prima non c’era anche se irrealizzabile”; l’invenzione è “tutto ciò che prima non c’era ma esclusivamente pratico e senza problemi estetici”, la creatività è “tutto ciò che prima non c’era ma realizzabile in modo essenziale e globale”.

Capiamo, quindi, che comunemente la creatività è, sì, vista come una virtù, una capacità, un plus che appartiene solo a qualche individuo selezionato, ma potremmo anche dire che è un’attitudine sicuramente “molto umana”. Ma non solo.

Citiamo anche Darwin, rendendolo orgoglioso di comparire in questo articolo, poiché la creatività è un fattore determinate per l’evoluzione della specie. 

L’ereditabilità biologica è, infatti, trasmessa  geneticamente, mentre la cultura è un fatto di apprendimento. Evoluzione culturale e biologica si intersecano e interferiscono tra loro, così che gli individui che imparano ad adattarsi “creativamente” all’ambiente abbiano maggiori possibilità di sopravvivere e riprodursi. 

A differenza del mondo animale, dove la creatività è mossa da bisogni di sopravvivenza o esplorazione, in presenza di risorse scarse, si è visto come nel mondo umano questa sia proporzionalmente presente in ambienti dove le risorse sono abbondanti e il clima sociale favorevole. Basti pensare ai figli d’arte che, spesso, sviluppano talenti creativi essendo cresciuti in ambienti stimolanti dove vengono costantemente incoraggiato a sperimentare. 

Come sempre, ci sono ovviamente le eccezioni dove la creatività dà vita a persone dalle abitudini e stili di vita agli antipodi, etichettate, forse troppo superficialmente, come “genio e sregolatezza”. 

E poi entrano in campo le, cosiddette, “persone normali” con una vita più o meno standard, che statisticamente sono meno “creativi” ma che in realtà si nascondono dietro a frasi come: “non ho tempo”, “eh ma chi sono io per farcela”… e altre scuse.

La verità è che prima di essere una persona creativa, bisogna essere una persona CORAGGIOSA. 

Quando ci approcciamo alla creatività, ci troviamo spesso a fare i conti con le nostre paure e, di conseguenza, a giustificazioni fasulle come “non sono all’altezza di..”, “non ho talento”, “i miei sogni sono ridicoli”, “ se non ce la fanno gli altri perché dovrei farcela io”, “sono troppo vecchio per iniziare”, “non sono pronto a ricevere critiche” “non sono bravo abbastanza!”…  ma non c’è problema, è umano ed è proprio di fronte a queste paure che le persone mollano e non si mettono in gioco (piccolo consiglio: se vi ritrovate in queste parole comprate subito il libro di Elisabeth Gilbert “Big Magic, vinci la paura e scopri il miracolo di una vita creativa”). 

Ma, in realtà, c’è posto per tutti: bisogna “solo” trovare il coraggio di mettersi in gioco, di seguire le pulsioni che ci fanno brillare gli occhi, che ci monopolizzano i pensieri, che ci fanno dimenticare l’ora. 

Austin Kleon, autore di libri celebri come “Ruba come un artista” e “Semina come un artista”, indaga su quanto sia importante condividere i propri traguardi, superando la paura delle critiche e del giudizio altrui, perché là fuori c’è sempre un pubblico interessato a quello che facciamo, curioso e che vuole conoscere i retroscena dei nostri lavori e le nostre ispirazioni. 

Vi lascio quindi con queste riflessioni, sperando di smuovere in voi la voglia e la curiosità di approfondire questi temi, ascoltare le vostre emozioni e seguire con entusiasmo quello che vi appassiona e superare le vostre paure, per percorrere i primi passi verso la ricerca della vostra unica voce creativa.

P.S.: Come promesso ecco la soluzione al “problema delle due corde”: una soluzione possibile è considerare la pinza come un peso e non come un attrezzo, attaccandolo ad una delle corde per farla oscillare in modo che si avvicini tanto da poter essere afferrata. Ma la creatività lascia spazio ad infinite altre soluzioni… ora sta a voi trovarne altre!

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