Non è un paese per giovani

Senza categoria 20 Jan 2020

Non è un paese per giovani.

L’Italia non capisce i giovani. Anzi, non li ascolta proprio.

In Italia le nuove generazioni sono più sensibili alle tematiche di genere e riconoscono il ruolo decisivo della comunicazione nella produzione di cultura e nella lotta contro gli stereotipi di genere radicati nel nostro immaginario.

La bufera che ha travolto Amadeus è un chiaro esempio di come in Italia certi meccanismi inceppati, che frenano la capacità di ridare vigore al Paese delle nuove generazioni nei processi di crescita culturale, siano ancora tutti presenti e riconoscibili.

Se il nostro Paese vuole essere all’altezza delle sfide di questo secolo, deve sviluppare una più ampia visione di come le sensibilità dei giovani stiano maturando e provando farsi spazio all’interno della società; deve riconoscere che questo periodo storico richiede non solo nuovi strumenti di comunicazione ma anche un nuovo approccio per comunicare con le nuove generazioni. Un approccio che deve lavorare sulla comunicazione per restituire la complessità del contemporaneo senza banalizzarla.

La responsabilità sociale d’impresa e la comunicazione.

Quotidianamente la rete ci insegna che il rischio di crisi mediatica e social è sempre più alto. Pertanto, è fondamentale per un’azienda saper attuare una comunicazione efficace ed efficiente, con una governance dell’informazione in grado di prevenire, mitigare e gestire eventuali ricadute negative, non solo in termini di branding, ma anche economico finanziarie. È necessario, inoltre, supportare le figure chiave dell’impresa che devono fare dichiarazioni risolutive e non soggette a facile manipolazione.

Un’azienda che riflette sulle conseguenze della propria comunicazione è un’azienda responsabile e un’azienda responsabile deve saper gestire il cambiamento: solo così può pensare di durare nel tempo. Coerenza e apertura sono le caratteristiche necessarie per confrontarsi con un contesto sociale eterogeneo in continua evoluzione e per favorire la crescita culturale degli individui.

La parola “cambiamento”, quasi sempre associata a innovazione, non piace a tutti: per molti è più facile e rassicurante continuare ad agire come è sempre stato fatto. Ma il percorso verso la responsabilità chiede un cambiamento culturale che deve coinvolgere le diverse funzioni aziendali legate alla comunicazione in un processo di crescente consapevolezza, che tenga conto delle preoccupazioni sociali, nell’ottica di soddisfare gli interessi di tutti gli interlocutori.

Innovare è impegnativo ma aiuta l’attuale ecosistema comunicativo a rispondere meglio ad una comunità che nutre precise esigenze ed aspettative.

La Televisione è il massimo ente di comunicazione che il paese possiede.

Le aziende che offrono intrattenimento televisivo devono essere in prima linea, di fronte a certi temi, vista e considerata l’altissima influenza che hanno sui nostri modelli e sui nostri comportamenti.

La collettività ha bisogno da questi soggetti, prima che da tutti gli altri, di un atteggiamento etico e istruttivo, di comportamenti da prendere a modello, di vedere rappresentata tutta la complessità della vita reale: ha bisogno di prodotti che puntino più sulla qualità che non sulla quantità.

Ci si augura che l’onda della Responsabilià arrivi a coinvolgere anche chi produce e mette in onda i programmi televisivi, visto e considerato che, sino ad oggi, si sono dimostrati portatori di valori più estetici ed effimeri che sociali. Si spera che riflettere su casi concreti, come quello di Sanremo, possa aiutare i protagonisti dell’intrattenimento televisivo a mettere a fuoco il senso e l’importanza del proprio esistere in una società.

“Le conseguenze delle nostre azioni ci prendono per i capelli, del tutto indifferenti al fatto che nel frattempo si sia migliorati”. Friedrich Nietzsche

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